MATERA – Restauro Chiesa S.Vincenzo de Paoli

luogo
Matera
Progetto
MATERA – Restauro Chiesa S.Vincenzo de Paoli
Anno
1989
Tipologia
8909 - Chiesa parrocchiale
committente
Provveditorato Regionale OO.PP. della Basilicata
team

Mauro Sàito con G. Grande

consulenti

G.Esposito

collaboratori

A. Strammiello, P.Orlowski (modello)

stato
Realizzato
Descrizione
In generale, possiamo dire che se ci si pone un problema di restauro si presuppone che l’oggetto di cui si tratta ci fornisca una densità di informazioni e mantenga una frequenza di significati tali da non poter rinunciare ad esso. Un simile riconoscimento, però non scaturisce esclusivamente dall’oggetto e dal suo valore intrinseco; ma anche da noi stessi, che in esso riconosciamo una ‘produzione segnica’ (per usare la locuzione proposta da Eco) che ci comunica senso, alla quale attribuiamo valore. Siamo di fronte, insomma, a un tipico processo conoscitivo che, in alcuni casi e in questo della chiesa della Martella assume le modalità e i fini di un progetto di restauro… Ma quale ne deve essere l’approccio, in un caso come quello della chiesa di Quaroni, che ha una vetustà di soli quarant’anni? Dobbiamo interrogarci, quindi sulla specificità del restauro dell’architettura contemporanea: cioè, anzitutto, su come indagare una ‘produzione segnica’ rispetto al cui senso possiamo attingere alia memoria diretta di persone viventi e il cui linguaggio tecnologico non e ancora completamente obsoleto, Una struttura attualmente inattiva, per la quale il processo che porta dal progetto alla costruzione e poi all’uso e, successivamente, alle varie situazioni di adattamento all’ambiente nel tempo, e stato interrotto solo per un periodo limitato, compreso entro l’arco della vita dell’uomo … Siamo, cioè, in una situazione epistemologicamente sporca: che non e riferibile ne a una normale operazione di manutenzione di un edificio in attività, ne al restauro di un’opera abbandonata da tempo. Di qui, le specifiche difficoltà di questo settore il recupero del ‘contemporaneo’, appunto, verso il quale, tuttavia, si sviluppa un crescente interesse a cui non corrisponde alcuna certezza sugli strumenti metodologici e chiarezza sugli obiettivi. Nel caso della Martella, la distanza temporale, già breve, e ulteriormente ridotta per la conoscenza diretta con l’autore, da parte del restauratore: distanza ravvicinata per Mauro Saito, che diviene, per me ravvicinatissima : tale che, forse, mi avrebbe impedito di intervenire al suo posto, se me ne fosse stata data l’occasione. Di qui lo scrupolo giustamente portato dal progettista nel rilievo critico e nel raffronto di esso con i disegni esecutivi originali. Ogni scelta di (riprogettazione). E anzitutto un giudizio, caso per caso, sul confronto tra i due documenti: i disegni del 1951 e l’edificio allo stato attuale. Ma il metro del giudizio e, e non può che essere, l’attualità delle scelte: attualità in termini di capacità storicistica e di impegno conservativi; ma anche in termini di precisione tecnica e di qualità tecnologica; infine di attualissima responsabilità sociale. E si tratta di scelte che non sono rese meno ardue della relativa povertà del manufatto; la quale aumenta, e non diminuisce, la necessità di attenzione e di rigore. Va a Mauro Saito il merito di aver affrontato questo problema difficile con grande impegno e competenza; e anzi, soprattutto di aver sollevato e con successo, per la sua tenacia , il problema stesso del restauro di questo difficile monumento. Nel suo progetto, c’e anche una proposta di ‘restauro di completamento’ del complesso, con gli edifici che il progetto generale di Quaroni prevedeva accanto alla chiesa, ma di cui non esistono gli esecutivi. Un’ulteriore sfida, questa, che il progettista ha accettato di slancio proponendo, con saggezza, una doppia possibilità di soluzione: da un lato, un vero e proprio completamento edilizio, funzionalmente utile e architettonicamente congruo; ma, dall’altro, anche una soluzione intermedia, di tipo archeologico : nella quale le strutture in elevato, previste dal progetto originale, si arrestano all’altezza di un muretto sul quale si puo sedere, creando cosi una sistemazione esterna fruibile, gradevole ma anche significativa, che reca la menoria di un entusiasmo progettuale di Quaroni, che e ancora fresco – ed in cui il progettista Saito si rispecchia. (dall’introduzione di M. ManieriElia a M. Saito, La chiesa di Quaroni a La Martella, Roma, 1990).

 

foto
P. Rosselli, Studio Saito, A. Tartaglione