VENEZIA – Frammento di una casa in tufo

luogo
Biennale di Venezia - Padiglione Italia
Progetto
VENEZIA – Frammento di una casa in tufo
Anno
1996
Tipologia
96.06 - allestimenti
committente
La Biennale di Venezia
team

Mauro Sàito

collaboratori

A. Del Re, P. Gentile, B. Lionetti

stato
Realizzato
Descrizione

Nell’aprile del 1996 è iniziata l’avventura della VI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.

Il curatore Marino Folin ha raggiunto telefonicamente gli architetti selezionati per convocare a Venezia un incontro di fine settimana. Su suo invito ognuno di noi ha mostrato agli altri le immagini relative all’opera selezionata e si è discusso sulla idea di mostra che veniva proposta, un  percorso espositivo da articolarsi fra frammenti di architetture ricostruiti al vero. Perplessità e osservazioni sono rimbalzate da ogni intervento, poi ha prevalso la voglia di rischiare, sobbarcandosi un’ulteriore fatica da sommare al lavoro già compiuto per realizzare quelle architetture.

La documentazione dei materiali “interni” relativa a varie fasi di partecipazione alla mostra, pubblicata qui in parte, utile per trasmettere il valore e i limiti di questa esperienza, serve anche per dare atto a Marino dell’intuizione, della passione e della dedizione con cui ha realizzato questa Mostra insieme a noi.

La spericolata incursione di Folin nella paludosa giungla della critica architettonica italiana pare felicemente conclusa, perché ha rilanciato il dibattito sul mondo “reale” di produzione dell’architettura in Italia.

Su Area n. 29 Leoni ne ha definito il risultato come lo specchio della “marginalità” dell’architettura in Italia “rispetto ai processi di decisione e di amministrazione pubblica”, auspicando per il settore soluzioni “politiche” più che “disciplinari”.

Se fra le responsabilità maggiori di questa marginalità, e non fra le scusanti, a mio avviso, consideriamo lo sfascio della Scuola di Architettura, negli anni in cui l’abbiamo frequentata, allora si può condividere la definizione, cinicamente positiva, che Leoni dà della Sezione Italiana: “… la marginalità richiede astuzia progettuale e capacità di adattamento, disponibilità ad affrontare problemi concreti senza ricomporli in un quadro teorico raffinato, senso pratico e un po’ di cialtroneria”.

Forte di questi “strumenti basilari del mestiere di architetto” mi sono misurato con tre occasioni progettuali che corrispondono, rispettivamente, all’esito positivo di un concorso pubblico (le case di La Martella a Matera) e a due incarichi privati (la casa di Latenza e il centro commerciale di Venusio a Matera). Esse sono accomunate dall’interpretazione dei materiali e dei luoghi in cui ho operato dal 1991 ad oggi, senza preoccuparmi eccessivamente dell’eventuale identità regionalista del mio lavoro.

direzione_lavori
Mauro Sàito
foto
L. Campigotto